I fichi d'india, frutto simbolo dell'identità siciliana. Gli “agostani” derivano dalla prima fioritura del ficodindia, arrivano a maturazione nella prima decade di agosto e si raccolgono sino a metà settembre. Fichi d'India sono ricchissimi di minerali e vitamine, principalmente: vitamina C, potassio, calcio e carotenoidi. Sono invece poveri di sodio, quindi adatti a tutti quei casi in cui è richiesta una maggiore diuresi come ipertensione, calcoli renali e ritenzione idrica.  Mangiare i fichi d'India come spuntino a metà mattina o a merenda, oppure farne un succo. Si possono cogliere i migliori fichi d'India in assoluto, detti bastardoni tardivi, più grossi e succosi e con qualche seme in meno rispetto a quelli più precoci. Il grosso della produzione del fico d'India è in Sicilia, regione che costituisce oltre il 90% della produzione nostrana. Il “Ficodindia dell'Etna” è DOP dal 2003 e il “Ficodindia di San Cono” lo è dal 2012. I frutti maturano durante il periodo estivo e oltre al colore giallo, arancio, rosso che li caratterizza, presentano una forma tonda o allungata un esterno ricoperto da spine, che rendono la loro sbucciatura un po’ ostica, da una polpa succosa e carnosa molto ricca di acqua, zuccheri, vitamine e sostanze minerali, nella quale si trovano numerosi semini. Da un team di ricercatori statunitensi guidato dall’università del Nevada, «Nel prossimo futuro, il fico d’India potrebbe diventare una coltura importante come la soia e il mais e contribuire a fornire una fonte di biocarburanti, nonché un cibo sostenibile e un raccolto di foraggio». Nelle aree semi-aride, il fico d’India potrebbero sostituire le coltivazioni attuali che richiedono più acqua. Inoltre, il fico d’India funziona bene come coltura bioenergetica perché è una coltura perenne e versatile: quando non viene raccolto per farne biocarburanti e un serbatoio di carbonio terrestre, visto che rimuove l’anidride carbonica dall’atmosfera e la stocca in modo sostenibile. Grazie al suo basso fabbisogno idrico rispetto alle colture più tradizionali, è infatti già utilizzato in molte aree semiaride del mondo come cibo e foraggio. Forse non tutti sanno, infatti, che questa pianta è l'unica per la quale non è necessario nessun pesticida per la sua crescita,  è l'unica pianta di cui non si butta via nulla.

Piero D.M.

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