In materia di parcheggi auto, solitamente, in riferimento a persone con disabilità si sente spesso parlare di posti auto occupati abusivamente, cioè senza avere la specifica autorizzazione: il cartellino blu per il permesso di parcheggio.

Giorni fa però, mi sono imbattuta in un episodio a dir poco sconcertante. Lasciate che vi racconti cosa mi è capitato - se non fosse così surreale ci sarebbe (forse) da ridere…

Ero andata in un ufficio pubblico della mia zona per delle pratiche che dovevo sbrigare. Pur avendo una disabilità motoria, sono comunque in possesso di una patente di guida.  Parcheggio la mia auto in un posto vicinissimo alla mia destinazione, mettendo ben in evidenza, sul cruscotto della mia auto, il permesso di parcheggio.

Per le norme di sicurezza anti-Covid, ho fatto la fila per entrare a scaglioni nello stabile, munita anche del mio deambulatore per camminare. Naturalmente, le altre persone che erano in fila insieme a me hanno notato le mie difficoltà.

Arrivato il mio turno, entro, sbrigo le mie faccende, ma, sempre per le norme anti-Covid, la porta d’ entrata rimane aperta per far circolare l’aria. Ogni tanto si avvertivano voci di sottofondo, sirene di ambulanze, clacson di auto. Ad un certo punto, sento in lontananza una signora arrabbiata che inveiva contro qualcuno, e voci di altre persone che, invece, difendevano la malcapitata.

Ritorno alla mia auto e noto, bloccato nel tergicristallo, un biglietto. Leggo il contenuto e mi ritrovo a leggere: “Imbecille!”

Stupita, inizio a guardarmi intorno, ma non noto nulla di strano, finché un signore che era in piedi davanti all’ufficio da cui ero uscita poco prima, mi si avvicina e mi dice: “Non ti curar di lei, è stata una signora con una carrozzina. Ha protestato perché non ha trovato il parcheggio libero”.

Ora, a me dispiace tantissimo per la signora, che non trovando parcheggio ha dovuto rinunciare a recarsi in quell’ufficio, è capitato molte volte anche a me, ma non avrei mai pensato di beccarmi un insulto da una mia “simile”.

Lo so, come termine per definire una persona con disabilità può sembrare brutto, tuttavia non mi vengono in mente altri termini più idonei. Se non siamo solidali tra di “noi” che abbiamo più o meno gli stessi problemi, come possiamo sperare di ricevere aiuti, empatia e accettazione da altre persone?

Tra “simili” dovrebbe esserci maggior solidarietà e comprensione; in fondo anche io avevo “proprio” bisogno di quel posteggio. Anche io avevo il diritto di usarlo, così come lei… e dato che il cartellino con il permesso si vedeva benissimo all’interno dell’auto… Non esiste forse il detto: “Siamo tutti sulla stessa barca”?

Simona Bagnoli

Foto: ( Da Pixabay)

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