Da più o meno un anno, io e mia figlia di 4 anni abbiamo una piccola consuetudine: guardare insieme un film animato in DVD il pomeriggio. Ultimamente abbiamo visto la trilogia di “Hotel Transylvania” della Sony Pictures, essa ribalta la prospettiva, ci presenta i “mostri”, quelli che tutti conosciamo, Dracula, Frankenstein, la mummia, il lupo mannaro, l’uomo invisibile, come fortemente umani, anzi talmente umani e vulnerabili che vivono con il costante terrore di noi esseri normali che li perseguitiamo.

Cos’è che fa di un mostro… un mostro? Il mostro è colui che è diverso da noi. Esso corrisponde allo sconosciuto, allo straniero. Non è difficile vedere in questa definizione, una piccola analogia con ciò che vive ogni giorno una persona con una qualche disabilità, non dico che venga inseguita con torce e forconi, ma certo ancora oggi viene trattata con differenza, con paura, con pregiudizio e non sia mai che possa provare le stesse emozioni di tutte le altre persone, proprio come vengono pensati i mostri, spesso ricusati senza neanche pensare che abbiano una qualche sensibilità.

In Hotel Transylvania, in ognuno dei tre film della saga, si analizzano sentimenti differenti. Il vampiro “buono” Conte Dracula, sua figlia e i suoi amici ospiti dell’Hotel, come gli “umani” anch’essi si emozionano, anch’essi possono affezionarsi.

Anche il Conte Dracula prova l’amore, il più grande amore, quello autentico, ovvero lo “zing” (una sorta di amore a prima vista). Immaginatevelo come una figura alta ed esile, avvolta in un nero mantello, ha una testa ingombrante, una simpatia incontenibile ed una voce ancor più incontenibile. Dracula, così come appare in “Hotel Transylvania”, è un mostro incompreso, misantropico, terrorizzato all’idea di dover incontrare l’essere umano, il “diverso” che gli arrecò tanto dolore.

Nella storia animata, il Conte Dracula perde la propria moglie adorata, assassinata dagli esseri umani. Da quella notte che Dracula capisce che i mostri non potevano in alcun modo coesistere con gli uomini, poiché questi ultimi sanno essere violenti e pericolosi. Dracula ne è convinto: i mostri esistono, ma non sono quelli a cui siamo soliti affibbiare tale denominazione. I veri mostri sono coloro che non tollerano, coloro che attaccano, coloro che offendono e feriscono con le armi ben sguainate. Dopo la perdita dell’amata moglie Martha, Dracula decide di costruire un rifugio sicuro per tutti i mostri che, tra quelle mura, un hotel di superlusso per tipi eccentrici, dove crescerà sua figlia Mavis. Per i successivi cento anni, egli seguita a provare l’amore, in una forma nuova, diversa, quella dell’amore paterno. Quest’ultimo è un tipo di amore votato alla protezione assoluta, all’affetto smisurato, al riguardo e all’educazione, all’accompagnamento verso la crescita e la maturazione. Gli anni per Dracula e Mavis passano così, nella tranquillità e, forse anche un po’, nella noia della routine. A 118 anni, Mavis diviene “maggiorenne”, ma Dracula continua a vederla come una bimba e a nutrire per lei una paura smisurata. (Capita sovente anche ai genitori dei ragazzi/e con disabilità, il voler proteggere dal mondo e vederci come eterni bambini bisognosi di proteZione).

Un giorno come un altro, Mavis incontra Johnny, un mortale, sbucato dal nulla, irrompe nell’albergo, poco prima della festa di compleanno della vampira Mavis, e stringerà una tenera amicizia con la ragazza che, ben presto, si trasformerà in amore.

Dracula dovrà armarsi di coraggio e, da buon genitore, accettare l’inevitabile. Tra Mavis e Johnny, tra una creatura mostruosa ed un mortale, scoccherà, dunque, il colpo di fulmine e, dalla loro unione, nascerà un bambino dai folti capelli scarlatti, Dennis, che verrà ribattezzato da nonno “Drac”: Denisovich.

L’amore, in “Hotel Transylvania”, è uno zing, un tintinnio, un lampo improvviso che squarcia il cielo e illumina lo sguardo, un incanto istantaneo che si avverte come un placido suono. Dracula ha provato l’amore per una donna, lo zing assoluto, ed esso non lo ha lasciato mai davvero. In seguito, un'altra forma di “zing” si impadronisce di lui: l’amore paterno. Questo Dracula fu un mostro che non smise mai di amare, dapprima amò la sua sposa, poi amò la sua piccola e, infine, amò nuovamente, quando conobbe il suo nipotino. E poi, quando il vecchio, ma eternamente giovane Conte deciderà di concedersi una vacanza, nell’ultimo capitolo della saga Hotel Transylvania 3, scoprirà che un nuovo zing sarà pronto a destarsi in lui… Si innamorerà di Erika, il capitano della nave da crociera, una donna umana e bisnipote di Van Helsing (un famoso cacciatore di mostri che ha sempre dato la caccia a Dracula e ai suoi amici).

Erika, dapprima convinta da una versione distorta delle cose, odia tutti i mostri, soprattutto Dracula, ma poi capisce l’errore e subisce anche lei il fascino e la simpatia del Conte e rimane anche lei sotto l’effetto dello “zing”.

Trovo che questa saga animata insegni, dietro personaggi strambi simpatici e divertenti nella loro goffaggine, ad essere se stessi, aver fiducia e saper perdonare.
La mummia dice a Dracula, quando sta per salvare il suo nemico Van Helsing: “sii superiore a chi odia...”. E questo è un pensiero forte. L’amore ha molte forme, può essere paterno, può essere privato nuovamente, ma soprattutto può essere per chiunque ci faccia provare certe sensazioni, non importa se mostro, unicorno, con gli artigli, gelatinoso, umano, e aggiungere “ disabile”, lo zing non mente mai, a tutti deve essere data una possibilità di redenzione e di felicità.

Fonte:

https://cinehunters.com/2019/06/23/hotel-transylvania-lamore-al-tempo-dei-mostri/

(Immagini libere o proprie)

Samanta Crespi

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