La gravidanza é un momento delicato, pieno di emozioni gioie e incertezze per la donna. Una volta accertato che il bambino stia bene e si sia giunte al termine di gravidanza, si inizia a pensare a come affrontare il tanto temuto momento del parto.
I legittimi timori sono sicuramente accentuati se la futura mamma ha una disabilità motoria. Spesso accade che parlando con i medici e ginecologi, alla madre venga subito consigliato il parto cesareo come unica scelta possibile, per la sua sicurezza e quella del bambino. Se ciò è vero nella maggior parte dei casi, è pur vero che anche la Corte Europea ha stabilito che ogni donna, in Europa, ha il diritto legale di decidere come e dove partorire, quindi è evidente che si può anche scegliere come alternativa al parto cesareo il parto naturale naturale anche se si ha una disabilità, se la gravidanza è fisiologica e non presenta complicazioni.
Fermo restando ciò, le incognite sono tante, ad esempio in caso di partoriente con una paralisi celebrale infantile ed esiti neurologici come la spasticità, come è possibile riuscire a partorire tenendo a bada la spasticità senza sforzarsi troppo?
Quali medici si prenderebbero la responsabilità i seguire la partoriente in un percorso così atipico seppur giusto e doveroso?
Ho l’onore di avere come cara amica una mamma coraggiosa e fantastica, Samanta Crespi, che è mamma della piccola Airis dal 2016.
La nascita di Airis è stato un evento importante sia dal punto di vista emotivo per questa mamma, ma soprattutto anche dal punto di vista medico. Vi chiederete il perché?
Questa meravigliosa bambina è nata tramite parto naturale, e la sua mamma, Samanta, è affetta dalla nascita da paralisi celebrale infantile con esiti di tetraparesi spastica

Samanta grazie per aver accettato di essere intervistata per noi
Grazie a voi per avermi dato la possibilità di raccontare e raccontarmi.

Quali sentimenti hai provato quando hai saputo di essere incinta ?

Ho sempre pensato di diventare madre, non come un desiderio a tutti i codio, ma come una possibilità, anche se mi ha sempre frenato molto il pensiero della mia condizione fisica. Devo essere sincera, quando l’ho saputo ho provato grande smarrimento, confusione, paura, ma anche felicità. I pensieri per ogni donna che scopre di essere in dolce attesa sono tanti: ce la farò? Sarò una buona madre? Andrà tutto bene?
Ecco, prendete questi legittimi pensieri di ciascuna futura mamma e moltiplicateli per dieci, se a tutto ciò si aggiunge il pensiero della disabilità.

Cosa ti ha spinta verso il parto naturale e chi ti ha aiutato in questo?

Non c’è stato qualcosa che mi ha spinto verso il parto naturale, sapevo solo di non voler subire un ulteriore intervento chirurgico, in questo caso un cesareo programmato, visti i miei trascorsi di infanzia, che mi hanno visto più spesso dentro che fuori dagli ospedali.
Ho sempre pensato che avrei fatto il possibile per evitare ulteriori interventi, come di fatto è il parto cesareo.
Sono stata aiutata da un’equipe meravigliosa, quella del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Valduce di Como, loro mi hanno accolta una settimana prima che partorissi mia figlia Airis, ed in quei pochissimi giorni si sono prodigati tutti per assistermi e permettermi di seguire il percorso che sentivo più giusto per me, il tutto ovviamente in sicurezza e con le migliori garanzie date da un ospedale d’eccellenza.

E` stato molto doloroso o difficile lo svolgimento del parto?

Sulla questione del dolore ciascuna donna lo vive a suo modo personale e assolutamente soggettivo. Nel mio caso, sono arrivata in ospedale la mattina di Natale del 2016, che ero già in stato di travaglio avanzato, quasi senza accorgermene.
Il dolore c’è ed è innegabile, ma se si hanno vicino persone rispettose, empatiche e competenti, tutto diventa più gestibile e sopportabile.
Di difficile non ho trovato nulla, ho partito nella posizione “classica”, quella litotomica per intenderci, ed è stato tutto molto veloce e semplice.

Avete dovuto usare medicine o tecniche particolari visto la spasticita` ?

Assolutamente nessuna medicina, o analgesia, né per la spasticità, che non è stata assolutamente d’ostacolo nel parto, né per il dolore.
Mi è stata somministrata solo l’ossitocina dopo il parto, come si fa a tutte le partorienti per agevolare il momento del secondamento, ovvero le contrazioni per l’espulsione della placenta.

Cosa provi ripensando a quei momenti e che messaggio vorresti dare alle ragazze che stanno per diventare madri o vorebbero diventarlo nonostante la disabilita`?

Questa è una domanda difficile, perché in quei momenti non si è lucide, è tutto molto fisico e travolgente. Ripensandoci per me è stato tutto intenso.
Far nascere mia figlia, rinascere come donna e come madre insieme a lei, mi ha fatto capire l’importanza dell’esperienza del parto per ogni donna, un evento straordinario che ti fa capire la grande forza e la volontà che ci vuole nel dare la vita.
Ho pianto quando me l’hanno data in braccio, un po’ per gli ormoni, un po’ perché avevo realizzato il mio desiderio, dato voce alla mia determinazione a far nascere mia figlia come desideravo, nel rispetto mio e delle norme di sicurezza.
Alle ragazze che desiderano diventare madri, o a quelle che presto lo saranno, dico soltanto: non abbiate paura, credete in voi stesse e nel vostro bambino, che è protagonista anch’esso nel momento della nascita .
Il parto è la cosa più naturale che esista e dovrebbe essere un diritto di tutte le madri, quello di poter scegliere come affrontarlo. Ricordate sempre che Anche se siamo disabili, siamo donne e madri come tutte le altre.

Ringrazio Samanta per essersi raccontata a noi di disabili abili e penso che ogni ospedale in Italia dovrebbe fornire a ogni futura madre la possibilità di partorire come più gli aggrada nella maniera più` sicura per lei e il nascituro.

Tarantino Antonella

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