La siccità invernale sta colpendo l'Italia come non avveniva da decenni.  La siccità sta raggiungendo livelli estremi, non piove da oltre 100 giorni. Basta dare uno sguardo ai fiumi. Da dicembre a fine febbraio l’Italia ha ricevuto il 60% di neve e l’80% di pioggia in meno rispetto alla media stagionale. L’allarme potrebbe presto allargarsi al resto del territorio italiano. Nel Settentrione si avverte nella secchezza delle mani, del contorno occhi, delle labbra, si respira aria più arsa e più inquinata a causa dell’assenza di pioggia. La prima amara conseguenza, la siccità invernale, si abbatte sui raccolti di tutta Italia, in particolare al Nord dove non piove da molti giorni. In Umbria, Abruzzo e Lazio si inizia già a registrare una diminuzione del livello delle acque (fiumi e laghi). Ma c’è comunque un alto rischio per i raccolti, è nell’Italia meridionale e nelle isole. Nel caso della siccità invernale il fenomeno che sta compromettendo il tempo è l’effetto detto “tropicalizzazione del clima”. Con la tropicalizzazione del clima le precipitazioni sono concentrate in brevi periodi e provocano gravi danni, in mezzo a lunghi periodi siccitosi. Si deve uscire dal regime di emergenza e iniziare a ragionare sul risparmio idrico per i periodi di crisi, in continuo aumento. Per tutti noi italiani, gli effetti di uno tra gli inverni più secchi degli ultimi 65 anni sono la crescita del costo di frutta e verdura al mercato, gli alberi spogli lungo le strade di città, i terreni inariditi nelle campagne e la difficoltà crescente dell’approvvigionamento energetico. Siccità vuol dire meno acqua. Anche per arterie fluviali come il Po. La situazione preoccupa perché questa è la prima volta che la sofferenza d’acqua inizia a fine inverno, quando terreni e falde acquifere si riforniscono in vista dell’estate.

Piero D.M.

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