«È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi – scrive Luis Sepúlveda in “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” – ma con qualcuno che è diverso è molto difficile». Lorenzo Brasi di Scanzorosciate ha 23 anni e a causa dei «disturbi di apprendimento» diagnosticati in tenera età, primo fra tutti la dislessia, ha sperimentato sulla sua pelle in molti modi che cosa significhi essere messo da parte e considerato «diverso».

Ci sono voluti tempo e sacrificio, ma con tenacia e allegria è riuscito a trasformare la fragilità in un punto di forza e adesso come maestro di judo anche di persone con disabilità, si impegna a superare pregiudizi e stereotipi con lo sport: «È un’attività che contribuisce al benessere delle persone – sottolinea – ed è adatta a tutti, per questo è importante creare occasioni, perché sia davvero accessibile, la considero un po’ la mia vocazione».

L’esempio dell’insegnante

Stretta di mano salda e sorriso contagioso, Lorenzo è iscritto al corso di «Scienze tecniche dell’unità preventiva adattata» all’Università Cattolica, e sta preparando la tesi per la laurea magistrale, dopo aver conseguito la triennale in Scienze Motorie. «Questo indirizzo di studi – spiega – mi prepara proprio a dosare l’esercizio fisico in modo che vada bene per tutti i pazienti, bambini, anziani, persone con disabilità, pazienti con problematiche a livello cardiaco o neurologico».

È una passione nata sui banchi di scuola: «Il mio insegnante di educazione fisica delle scuole medie era molto competente e disponibile: già allora avevo incominciato a chiedergli che cosa occorresse fare per diventare come lui. Sono tornato a casa e ho spiegato a mia madre che cosa mi sarebbe piaciuto fare da grande». 

Lorenzo Brasi

Le difficoltà lungo il percorso scolastico di Lorenzo sono state molte, soprattutto all’inizio: «Mi rendevo conto di non riuscire a leggere alla lavagna e facevo fatica a copiare gli avvisi. L’ho riferito ai miei genitori e loro come primo passo mi hanno portato dall’oculista, che però non aveva riscontrato alcun problema, mentre un insegnante aveva segnalato qualche difficoltà di lettura. Poi è capitato che un pomeriggio mi trovassi a casa di mia nonna con mia zia ed entrambe si sono accorte che mia cugina, più piccola di me, leggeva molto più spedita, con mio grande imbarazzo».

La diagnosi

A quel punto è risultata evidente la necessità di approfondire le indagini: dopo un periodo di osservazione, Lorenzo ha incominciato l’iter degli incontri con gli specialisti per capire quale tipo di disturbo avesse. «Mi hanno diagnosticato dislessia, disgrafia, discalculia e disortografia, il pacchetto completo – scherza Lorenzo –. Non mi sono fatto mancare niente. Quando fissavo a lungo una frase tentando di leggerla vedevo le lettere muoversi davanti agli occhi. Era una fatica riuscire a decifrarle, e far capire agli altri quale fosse il problema».[…]

Ammesso all’università

Finalmente è arrivato al test d’ammissione all’università: «Come strumento compensativo per la prova teorica ho avuto il 30 per cento di tempo in più, mentre nella parte atletica ho un buon potenziale e non avevo bisogno di nessun aiuto. Ricordo la felicità che ho provato scoprendo che l’avevo superato».

Anche all’università Lorenzo ha potuto contare sull’aiuto delle nuove tecnologie e sull’appoggio della sua ragazza, Katia, che è anche sua compagna di corso: «Usiamo un programma che ci permette di registrare le lezioni e di trascriverle mettendo dei segnalibri in modo da sapere sempre quando è stato spiegato un determinato concetto. Se uno di noi due salta una lezione l’altro può aiutarlo a recuperare».

Maestro di judo

L’interesse per il judo è iniziato fin dall’infanzia: «I miei genitori mi hanno portato in una palestra invitandomi a provare, non ho più smesso, e da tre anni questo impegno è diventato una professione. Adesso sono cintura nera secondo dan. Fin dagli anni delle scuole medie mi ero offerto spontaneamente come aiutante dell’allenatore con i bambini più piccoli, quando accompagnavo alle lezioni mia sorella, che ha sei anni in meno di me. L’insegnamento mi appassiona e mi diverte».

Ha tenuto il suo primo corso proprio con un gruppo di persone con disabilità: «È stata fin dall’inizio un’esperienza speciale. Avevo sette allievi con disabilità intellettiva, molti con la sindrome di Down. Ho instaurato con loro un ottimo rapporto. Adesso tengo due corsi di judo adattato, a Gorle e Ponte San Pietro, con sette allievi da una parte e cinque dall’altra. Ci troviamo insieme per fare sport, e in quel momento si annulla qualunque ostacolo e distanza. Quando parlo di me dico “sono Lorenzo” e non “sono dislessico”, e lo stesso vale per i miei allievi. So bene, perché l’ho sperimentato, che una “caratteristica” o un cromosoma in più non possono definire l’identità di una persona né esaurirla. Voglio che pensiamo agli esercizi senza mettere etichette addosso, perché so quanto sia brutto e difficile doverle sopportare. Ho provato che davvero la gentilezza, il coraggio e la speranza possono cambiare il mondo».

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