03/12/2018 - AUTORE: Andrea De Chiara

Alessandro Maria Montresor 19 mesi, con una grave malattia congenita, verrà sottoposto all’intervento di trapianto da genitore nella speranza di guarire completamente dalla sua malattia. In cosa consiste, nella pratica, operare secondo questa procedura?

È ormai da diverso tempo che i media stanno dedicando particolare attenzione alla vicenda di Alessandro Maria Montresor, il piccolo di 19 mesi affetto da una grave malattia genetica ricoverato presso l’ospedale di Londra prima e trasferito al Bambino Gesù di Roma poi. Secondo la notizia del 29 novembre scorso, inoltre, riportata dal sito ufficiale di romatoday.it, si apprende che Alessandro nelle prossime settimane verrà sottoposto a un trapianto di midollo da genitore; si tratta di una tecnica innovativa nella quale l’ospedale del Vaticano è all’avanguardia a livello mondiale.

Sebbene la tecnica del trapianto di midollo da genitore sia ancora in fase sperimentale, essa rappresenta l'unica strada percorribile per cercare di salvare la vita del piccolo in extremis. Un mese fa era stata resa nota la notizia della disponibilità di un donatore compatibile, ma, solo a partire da gennaio 2019 sarebbe stato possibile effettuare questo tipo di intervento. Attendere così tanto avrebbe portato Alessandro a morte certa e, siccome i medici temono un suo peggioramento repentino, procedere con un intervento (non propriamente standard) è più che ragionevole. Questa corsa contro il tempo è motivata dal fatto che neanche la somministrazione di alcuni farmaci sperimentali riesce a tenere sotto controllo il progredire della malattia di Alessandro.

Qual è l'iter da compiere per eseguire un trapianto di midollo da genitore, e in cosa si differenzia rispetto al metodo tradizionale? Secondo quanto si legge da adnkronos.com, questa tecnica si basa sulla manipolazione delle cellule staminali emopoietiche prelevate dal donatore per privarle di tutti gli elementi che potrebbero aggredire l'organismo del ricevente. A tutt'oggi hanno beneficiato di questi trattamenti 200 pazienti circa e i risultati ottenuti sono sovrapponibili con quelli effettuati secondo la tipologia di trapianto tradizionale. Principalmente si ricorre al trapianto da genitore in assenza di un donatore perfettamente compatibile: questa tecnica prevede il trapianto di cellule staminali di midollo osseo da uno dei due genitori (compatibili con il proprio figlio solo al 50%). In questo caso le percentuali di guarigione sono pressappoco identiche rispetto a quelle di un trapianto da un donatore perfettamente compatibile. Tale procedura di intervento è stata messa a punto proprio dall'équipe di ricercatori del Dott. Franco Locatelli (Direttore del Dipartimento di Oncoematologia, Terapia Cellulare e Genetica del Bambino Gesù) e viene utilizzata per il trattamento di pazienti pediatrici affetti sia da emopatie maligne (come ad esempio le leucemie) che da altre patologie congenite non tumorali (come le immunodeficienze primitive e le talassemie).

La malattia di cui soffre Alessandro rientra nella categoria delle immunodeficienze primitive e prende il nome di “Sindrome Emofagocitica (HS)”; si tratta di una rara patologia del sistema immunitario, derivante da un disordine delle capacità immunoregolatrici; i portatori di questa malattia sono soggetti a continue infezioni, alcune delle quali potenzialmente letali. Malgrado il quadro clinico di Alessandro sia critico, il Dott. Franco Locatelli in una recente intervista ha lasciato intendere che ci sono buone speranze che tutto vada a buon fine. Prima però di effettuare l'intervento, che avrà luogo tra 5 settimane, bisognerà attendere il tempo necessario per eseguire i vari test preliminari al fine di somministrare il trattamento delle cellule staminali congruo al beneficiante. Parallelamente i genitori del piccolo effettueranno esami di screening allo scopo di valutarne l'eleggibilità alla donazione di cellule staminali di midollo osseo. Ovviamente se in questo arco di tempo si dovesse trovare un altro donatore compatibile si opererà diversamente.

Anche i genitori di Alessandro sperano che si trovi al più presto un donatore compatibile. Qualche giorno fa proprio la mamma del bambo ha pubblicato sul suo profilo Facebook un post che ha toccato il cuore di tutti: "Io e mio marito ci teniamo a ringraziare gli specialisti del “Great Ormond St.” (nei pressi di Londra) per aver diagnosticato tempestivamente la patologia di nostro figlio quando era ancora in fasce, nella fase più acuta della sua malattia. Senza neanche perdere un minuto prezioso, infatti l'equipe medica ha preso subito contatti con il Dott. Franco Locatelli, avviando così sia le prime cure sperimentali che le procedure per il trasferimento del bambino nella struttura ospedaliera italiana più all'avanguardia nella cura di patologie identiche alla sua. In attesa dell'intervento, noi genitori ci auguriamo di ricevere la notizia di un altro donatore compatibile, affinché di quest'esperienza rimanga un brutto ricordo. Solo così Alessandro potrà in futuro crescere spensierato come tutti gli altri bambini della sua età".

Andrea De Chiara
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