Ecco quanto si legge nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti” e il “riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”.

Era il 10 dicembre 1948 e queste parole non sono mai state realmente rispettate se pensiamo a tutte le guerre, le persecuzioni, le provocazioni e le ingiustizie che negli ultimi 74 anni abbiamo tutti isto scorrere sotto i nostri occhi in paesi come Afghanistan, Iraq, Libia, Mali, Nigeria, Siria e Somalia e molti altri.

La guerra è come sempre la violazione più inaccettabile e distruttiva dell’essere umano, non ci sono mai vincitori e vinti ma solo morte e dolore. E a pagarne il prezzo sono sempre i civili, compresi i disabili.

Oggi, la vita si ferma di nuovo su questa terra e questa volta in Ucraina.

Il 24 febbraio ha inizio la guerra in Ucraina e le città principali sono le prime ad essere attaccate. Proprio in queste città, tuttavia, oltre all’esodo dei cittadini che si reca verso le frontiere per l’espatrio e il resto della popolazione che corre verso i luoghi più sicuri come le metropolitane o i rifugi sotterranei, troviamo chi non ha nemmeno quella possibilità di scappare dalla guerra: i disabili.

Leopoli, Kharkiv, Korotycz, Kiev, sono le città in cui suore e missionari hanno deciso di restare nelle strutture caritative combattendo la loro battaglia: la resistenza della solidarietà.

Queste sono le notizie che vediamo ovunque sul web ormai, la carità e la condivisione, le testimonianze dalla guerra vissuta in prima persona e i racconti individuali e collettivi della parte più fragile di un popolo che lotta per la propria libertà e i propri diritti massacrati.

I sacerdoti di Don Orione non abbandoneranno il campo, nessuno dei ragazzi disabili. La loro missione verrà portata avanti fino alla fine. E nemmeno le suore presenti hanno accettato il rimpatrio in Polonia.

E le storie dei disabili indifesi continuano una dopo l’altra. Vi racconto di quanto ho letto stamani sul sito web della CNN. La storia Yulia Klepets.

Si tratta della tragedia ancora in atto di una donna con una madre e una figlia disabili che sa di non poter portare in salvo la sua famiglia. Ma tiene duro e persevera nella speranza.  

Yulia racconta di aver sentito delle sirene suonare incessantemente sabato mattina. Subito dopo, uno scoppio indescrivibile a circa 200 metri da casa sua. Il panico ha preso possesso del suo corpo. Dalla finestra di casa, l’immagine terribile di un buco immenso su un lato di grattacielo.

Tutti i presenti in casa si sono rannicchiati per terra: lei, sua madre, due figlie e una cugina. Le cinque donne hanno dovuto prendere una decisione rapida. Sua cugina e la figlia minore sono corse immediatamente in un parcheggio sotterraneo tramutato in un rifugio antiaereo. Mentre Yulia ha deciso di rimanere con la madre di 82 anni che non cammina e la figlia maggiore. Purtroppo, Yulia abita al settimo piano e la figlia maggiore Aryna di 25 anni, soffre di autismo e dato shock, anche lei, era completamente incapace di muoversi.

Aryna non capisce cosa sta succedendo. Continua a chiedere a sua madre se ci saranno altri tremori e desidera andare al mare, o almeno in piscina. E qui il dolore di una madre che non sa come aiutare la propria famiglia porta la donna a tirare fuori tutta la forza che ha. Yulia tenta con grande amore di spiegare alla figlia che c'è una guerra in questo momento. Ed ecco il cuore di una madre che sente le parole di una figlia che con tenerezza dice che va bene e che forse tutto presto finirà per poi andare insieme in un posto carino vicino al mare.

Yulia dice che negli ultimi quattro giorni sta cercando di ottenere aiuto per sua madre e Aryna dal centro di servizi di riabilitazione e le persone che non sono in grado di muoversi da sole devono chiamare e registrarsi in modo da essere inseriti in un apposito elenco. Dopo aver ricevuto maggiori informazioni in merito ai documenti necessari da presentare, le hanno detto che avrebbero potuto darle una mano con le pulizie ma non avrebbero potuto fare nulla per portarle fuori da quell’appartamento.

Yulia parla a nome delle famiglie di persone con disabilità chiedendo aiuto perché sono tanti i disabili che si trovano intrappolati solo a Kiev.

Non possiamo stare fermi a guardare queste atrocità convincendoci che siano realtà esistite da sempre e lontane da noi. L’abolizione della guerra è una necessità urgente e deve essere un obiettivo attuabile che entri in profondità nei tessuti delle nostre coscienze e si concretizzi esorcizzando l’idea assurda e disumana di guerra.

Concludo ricordando le parole dichiarate nella Premessa dello Statuto dell’ONU che tutti dovremmo tatuare nella nostra mente: “Salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole”. Questo è quello che siamo tenuti a fare, questa è la promessa che dobbiamo mantenere, tutti insieme.

 

Margherita Rastiello

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